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01/12/2021

Altro che giardinieri… chi fa bio difende la vita del Pianeta. Il Psr dell'Umbria ne terrà conto?

Altro che giardinieri… chi fa bio difende la vita del Pianeta. Il Psr  dell'Umbria ne terrà conto?

La Politica agricola comunitaria (Pac) esprime un orientamento ben chiaro con il programma Farm to fork: un quarto dell’attività agricola dei prossimi anni deve essere declinata secondo i metodi biologici. Nemmeno l’Umbria, quindi, può permettersi di tenere in un angolo questo metodo di produzione e il sostegno alle circa 1400 aziende attive nel settore (vedi elenco). 

È questo il tono di apertura dell’intervento del presidente di Aiab Umbria, Vincenzo Vizioli al convegno su “Psr per l'Umbria 2023-2027 in…coro" tenuto per iniziativa dell’Assessorato regionale all’agricoltura (San Martino in Campo, Perugia – 24 novembre 2021) alla vigilia della presentazione all’UE del PNRR nazionale che deve contenere anche le azioni del PSR.

Il bio vale 4,5 miliardi e cresce ogni anno

Un tono che non poteva essere morbido nell’ambiente dominato da quella sorta di ostracismo culturale che permea ancora i centri decisionali pubblici (e imprenditoriali) rispetto ai metodi dell’agricoltura biologica, altrimenti definita “organica”. Questo nonostante gli incrementi a doppia cifra (11%) nell’export 2021 su 2020, degnamente supportato da un +5% in quello interno, arrivato a valere 4,5 miliardi di euro (Nomisma per Osservatorio Sana 2021).

30 anni di ostracismo "istituzionale"

Va detto che nel “Cuore verde d’Italia” (il fortunato slogan è recentemente resuscitato per una campagna promozionale) lo scontro culturale e politico sul bio  va avanti da 30 anni e non sembra ancora risolto: i fondi pubblici erogati in Umbria hanno sempre premiato l’agricoltura cosiddetta “integrata” a discapito della biologica.

Predicano bene. Razzolano male

Le dichiarazioni di facciata sulla sostenibilità che Confagricoltura, Cia e Coldiretti sono “costrette” a pronunciare nelle occasioni ufficiali si scontrano con il conservatorismo politico e culturale del dibattito interno e dell’assistenza tecnica. Da qui il prevalere delle aziende non bio (emblematica tutta la vicenda del tabacco) nella redistribuzione dei premi e dei sostegni psr. I vari governi della Regione sono da sempre subalterni alle associazioni di categoria che considerano il premio della Pac come integrazione al reddito e non come riconoscimento dei benefici ambientali, sociali,  prodotti da chi adotta il metodo bio: con buona pace degli obiettivi di sostenibilità che punteggiano tutti i documenti ufficiali. 

Nel suo intervento il presidente Aiab ha evidenziato che a poco più di due settimane dalle scadenze per la presentazione del Psp (Piano strategico Pac 2023-2027) vari tavoli al Ministero sembrano non dialogare tra loro : una situazione perfetta per coloro che giocano sui ritardi e sulla confusione dell’ultimo momento per scelte che penalizzano il biologico.

"Agro-ecologia", un termine su cui fare chiarezza

A proposito di confusione: l’Ecoschema 6 una delle sei azioni prioritarie della nuova PAC,titola: “colture agro ecologiche” che mette in luce la scarsa conoscenza del termine "agroecologia": questo enuncia  principi generali e non una coltivazione ; da qui  il rischio che questo termine sia usato in sostituzione della parola “sostenibilità", oltremodo abusata per giustificare di tutto. La pratica deve rispondere ai principi scientifici in difesa della biodiversità, per diminuire le emissioni di Co2, per eliminare i pesticidi che devono essere i criteri di valutazione dell’efficacia delle azioni sostenute, che l’UE chiede misurabili e vincolanti.

Più collaborazione tra ricerca e pratica agronomica

In evidenza anche la necessità di accrescere la collaborazione tra ricerca scientifica e pratica agronomica che può far progredire tutto il sistema, a patto che i risultati della ricerca diventino misure specifiche da praticare e premiare  Utile citare in proposito i temi delle consociazioni, della coltivazione “a strisce” di specie diverse, testate positivamente in numerosi progetti europei del programma “Horizon 2020” e sperimentate anche nella nostra ex facoltà di agraria, oggi Dsa3.Queste innovazioni, non trovano però spazio di riconoscimento nelle domande PAC o nelle misure dei PSR. Un panorama tecnico, a dir poco, arretrato e che appare impermeabile alle novità che vanno confermandosi nelle realtà più evolute.

Confagricoltura sbeffeggia coltivatori/trici e giardinier*

A tutto questo si aggiunge la campagna denigratoria del bio che arriva a definire “giardiniere” (quasi fosse un passatempo anche quella professione) coloro che praticano un’agricoltura a bassissimo impatto ambientale. Un lavoro che rimanda al mittente gli sbeffeggiamenti come le false notizie sull’agricoltura biodinamica: una tecnica agronomica produttiva rispettosa dell’ambiente, della biodiversità, i cui preparati 500 e 501 (corno-letame e corno-silice) sono attivatori micro-biologici, “potenziatori dei processi vitali che, senza un approccio equilibrato tra le varie parti dell’individualità agricola non avrebbero alcuna efficacia” (Stefano Papetti, in un’intervista a Stefano Liberti per Internazionale on line, 20.9.2021).

Sono questi ultimi due temi quelli che avevano caratterizzato, in particolare, l’intervento di Fabio Rossi, presidente regionale di Confagricoltura: “cosa dobbiamo essere? Imprese che producono, custodi del ciclo della vita o giardinieri?” queste le parole testuali riascoltabili dopo 1h 51 minuti dall’inizio della registrazione(linkata in apertura di questo articolo).

Contro il biodinamico per denigrare il bio

Il presidente di Confagricoltura ha dedicato più della metà del suo intervento ad attaccare il bio e il biodinamico, perfettamente in linea con le posizioni “targate” Elena Cattaneo, da anni impegnata a demonizzare tutto il settore dell’agricoltura organica che si è liberata delle multinazionali degli agro-farmaci.

Per Fabio Rossi prima di tutto viene la “produzione”, vale a dire le quantità, i volumi di derrate; dopodiché si può ragionare di impatto ambientale che va sempre misurato dopo gli interventi mai per principio di precauzione da applicare prima delle attività in campo. Chi si preoccupa di salubrità delle produzioni è fuori strada. Per di più chi pratica il biodinamico sarebbe preda di illusioni...esoteriche.

Esattamente il contrario di quanto aveva affermato Stefano Vaccari, direttore generale del Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – sulla crescita costante della domanda di prodotti biodinamici, in Italia ma soprattutto in Nord Europa.

Coldiretti "sbaglia" i calcoli sulle emissioni e sui pesticidi nelle falde  

Non da meno Agabiti, Presidente Coldiretti, che nel perorare lo status quo, parla di saldo attivo sulle emissioni di gas climalteranti del settore agricolo, quando tutti gli studi addebitano un contributo del 30% di emissioni, generato in particolare dalla zootecnia intensiva e sorvolando sull’impatto negativo misurato dall’ISPRA con il monitoraggio dei pesticidi nelle acque profonde e superficiali, a cui l’agricoltura integrata ha contribuito in questi anni, nonostante i “premi” per la riduzione dell’uso di pesticidi.

“Nella foga dell’intervento Rossi sembra aver dimenticato che anche alla sua organizzazione sono associate aziende biologiche e biodinamiche – dice Vizioli in un commento post convegno - quelle che invito a farsi sentire proprio da coloro che dovrebbero rappresentarle”.

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